Tiziano. Amore, desiderio, morte.
Una mostra senza visitatori

Tiziano Vecellio, Il ratto di Europa (1560-62), Isabella Stewart – Gardner Museum, Boston

Anche i musei e le mostre hanno dovuto sottostare alle chiusure imposte dai diversi governi per far fronte all’attuale situazione sanitaria. Tale decisione ha interessato pure la mostra Titian. Love, Desire, Death (Londra, National Gallery), che ha chiuso i battenti lo scorso 19 marzo, dopo soli tre giorni dalla sua inaugurazione.

La mostra riunisce la serie di dipinti a soggetto mitologico realizzati da Tiziano per Filippo d’Asburgo (1527-1598) noti come “poesie”. Si tratta di Danae (Londra, Apsley House, Wellington Collection), Venere e Adone (Madrid, Museo del Prado), Perseo e Andromeda (Londra, Wallace Collection), Diana e Atteone e Diana e Callisto (Londra, National Gallery, e Edimburgo, National Galleries of Scotland), e del Ratto d’Europa (Boston, Steward Gardner Museum). Eseguiti tra il 1551 circa e il 1562, i dipinti rappresentano uno degli apici della carriera di Tiziano, nonché una delle serie più influenti della pittura europea.

Risulta quasi ironico pensare che un così importante ciclo pittorico sia stato visto nel suo insieme soltanto da pochissime persone, sicuramente non da Tiziano (che non visitò mai Madrid), ma nemmeno dai successori di Filippo. Già sul finire degli anni Settanta, infatti, il Perseo e Andromeda fu donato a un segretario del sovrano, e lasciò l’Alcazar. Nei secoli successivi altri dipinti del ciclo lasciarono le collezioni spagnole, e ora si trovano sparpagliati in diversi musei. Questa straordinaria mostra riunisce pertanto il ciclo tizianesco per la prima volta in oltre 400 anni, arricchendolo con la Morte di Atteone (Londra, National Gallery). Concepito come parte del ciclo da Tiziano, che lo nomina anche in una missiva al suo committente (1559), il dipinto non fu mai spedito in Spagna. Rimase invece parte del materiale di bottega sino alla morte di Tiziano, avvenuta quando a Venezia divampava una terribile ondata di peste (1576).

Per un crudele gioco del destino, un’altra epidemia costringe ora le “poesie” a rimanere ‘isolate’, di nuovo insieme sì, ma senza spettatori che possano godere della loro riunione. Un’ennesima beffa che paradossalmente rende ancora più unica questa mostra, che se non dovesse riaprire passerebbe senz’altro alla storia come uno dei giù grandi ‘rimpianti’ di sempre.

Il contributo si deve a Thomas Dalla Costa,
Harry M. Weinrebe Curatorial Fellow
The National Gallery of London