Sede



La Casa di Tiziano Vecellio detto l’Oratore – qualifica a lui attribuita per aver tenuto l’allocuzione con la quale i Cadorini salutarono il doge Alvise Mocenigo, dopo la vittoria nella battaglia di Lepanto (1571) – è un edificio risalente alla metà del Cinquecento, dal volume compatto, coperto da un tetto a due falde. La facciata è ingentilita da fregi in pietra comprendenti anche lo stemma di famiglia.

Gli arredi e lo studiolo affrescato ne attestavano il carattere gentilizio. Le stanze, rivestite di cirmolo o di preziosi tessuti colorati, erano riscaldate da caminetti o stufe di maiolica.

Tra gli oggetti preziosi vi erano almeno tre tele di Tiziano, libri antichi, e l’insegna di cavaliere di S. Marco, conferita dal doge al padrone di casa.

Gli eredi già nel 1625 si suddivisero i beni, per cui quanto sopra citato è andato completamente disperso. L’ambiente più prezioso è quello dello studiolo, le cui volte sono affrescate con allegorie e grottesche che testimoniano la sensibilità del padrone di casa nei confronti dell’antico rivisitato secondo lo spirito rinascimentale. Le belle cornici lavorate in pietra di Castellavazzo rendono lo studiolo ancora più prezioso.

La Casa, ora completamente restaurata e di proprietà della Magnifica Comunità di Cadore, è stata concessa in uso alla Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore nel 2003 perché ne divenisse la sede.


Tiziano Vecellio detto l’Oratore

Tiziano Vecellio l’Oratore (1538-1612), cugino del più famoso omonimo pittore e appartenente al ramo collaterale della famiglia, fu notaio ben conosciuto per le sue capacità e la sua eloquenza oltre che commerciante di legname.
Ricoprì ruoli importanti nel governo della propria terra natia: nel 1564, ad esempio, fu nominato Cancelliere della Magnifica Comunità e venne più volte inviato come ambasciatore a Venezia per curare gli interessi di Pieve e del territorio cadorino.
La sua importanza venne sancita e riconosciuta ufficialmente con l’assegnazione del titolo di cavaliere di San Marco da parte del doge Sebastiano Venier il 20 gennaio 1577 m.v.
Noto è il suo buon rapporto con il cugino pittore, del quale, come attesta l’inventario della sua eredità redatto nel 1635, tratteneva almeno tre quadri nella propria casa, ora sede della Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore.