Il Forte di Monte Ricco


LA STORIA

Monte Ricco fu probabilmente sede di un castelliere di epoca preromana, poi del castello di Cadore, e con il Regno d’Italia dalla fine dell’800 sede di due fortificazioni moderne,il Forte di Monte Ricco e la Batteria Castello. In epoca romana e medievale il Monte mantenne la sua funzione difensiva, tanto che da prima del 1000 fu sede di un importante castello, destinato ad essere rappresentato, assieme a quello di Bodestagno, nello stemma del Cadore. Fu sede del Capitano mandato da Venezia e simbolo della fedeltà alla Serenissima. Fu teatro della guerra tra l’imperatore Massimiliano e la Repubblica (1508-1511). Dalla fine del ‘600 iniziò il lento degrado e poi l’abbandono definitivo, tanto che le sue pietre furono usate nell’ampliamento della Chiesa Arcidiaconale di S. Maria Nascente (sec. XVIII). L’altura continuò a mantenere sempre la sua funzione strategica, anche durante i Moti risorgimentali del 1848, guidati da Pietro Fortunato Calvi; il Regno d’Italia fece edificare le due fortificazioni, Castello di Monte Ricco e Batteria Castello. Vi si accede percorrendo una sia una strada panoramica che un sentiero entrambi fiancheggiati da monumentali faggeti secolari. A est il Parco del Roccolo è raggiungibile da una comoda passeggiata, che offre una suggestiva terrazza panoramica con vista sul lago. Vi si trovano la Casetta di caccia e quella di Babbo Natale, che rendono ancora più attraente la passeggiata. Due sentieri collegano il Parco con la sottostante Pista Ciclabile delle Dolomiti.

IL FORTE 

Il Forte di Monte Ricco costituiva il “cuore” del campo trincerato di Pieve di Cadore e fu costruito a quota 953 metri nell’ultimo ventennio dell’Ottocento, quasi sul sito dell’antico castello che per secoli rappresentò la difesa e il simbolo di questa terra. Esso fu concepito e realizzato per interdire le provenienze nemiche dalla stretta di Tre Ponti verso Pieve e Tai lungo la valle del Piave e per agire in stretta sinergia con la vicina Batteria Castello, distante circa 200 metri, nonché con le varie postazioni per artiglieria sulle alture sovrastanti, su M. Tranego, M. Zucco, Col Vidà. L’impianto aveva l’asse principale rivolto su Grea, con una zona di copertura dal Collesello (m 930), ad ovest di Calalzo, fino al Piave ad est di Vallesella, mentre il fronte di gola teneva sotto tiro la carrabile Tai-Perarolo, fino al costone occidentale di M. Zovo ed i pendii a nord-est di M. Zucco. L’armamento complessivo previsto era di 4 cannoni  da 120 G  e di 4 cannoni a tiro rapido, cui si aggiunsero poi 2 mitragliatrici Gardner mod. 1886. La facciata del forte era diritta, con profilo di terrapieno, divisa in due parti regolari da tre traverse cave, che venivano a formare due piattaforme larghe quasi 10 metri, adatte alla postazione di cannoni di medio calibro e collegate mediante scale con i pendii del terrapieno. I fianchi cadevano perpendicolari rispetto alla facciata e con il fronte di gola racchiudevano uno stretto cortile, mentre nel sottosuolo erano state ricavate casematte ad un piano. La gola era protetta da un largo e profondo fossato, dotato di controscarpa in muratura ed oltrepassato da un ponte levatoio, alla cui difesa provvedeva sulla parte sinistra una “caponiera”. Il presidio in caso di guerra era preventivato in circa 100 fanti e 30-40 artiglieri, che potevano contare per l’approvvigionamento dell’acqua su una cisterna di 400 metri cubi, collegata anche con la vicina Batteria Castello. Il forte, già divenuto obsoleto agli inizi del ‘900 per la sua vulnerabilità da parte di eventuali artiglierie nemiche posizionate sulle alture circostanti ed inficiato soprattutto dalla sua struttura in muratura ordinaria, fu accuratamente indagato dal servizio informativo austriaco. Allo scoppio della I guerra mondiale faceva parte della “Fortezza Cadore – Maè” ed era presidiato dalla 70a cp dell’VIII Gruppo del 9° Regg. Art. da Fortezza e dalla 17a cp del IV Gruppo del 7° Regg. Art. da Fortezza.  Tagliato fuori dal vivo delle operazioni fin dall’inizio del conflitto, soprattutto a causa della sua lontananza dalla linea del fronte, venne trasformato in centro logistico e magazzino. Abbandonato dai nostri senza gravi danneggiamenti al momento della ritirata di Caporetto, venne fatto saltare dagli austriaci nell’ottobre 1918, prima della loro definitiva ritirata dal Cadore. Il forte è stato oggetto in questi ultimi anni di impegnativi lavori di restauro, consolidamento e valorizzazione, approvati dalla giunta comunale di Pieve di Cadore nell’aprile 2008. Essi hanno portato al recupero di gran parte del fronte di gola, permettendo la leggibilità dell’impianto originale e della sua evoluzione temporale e ponendo i presupposti di una sua prossima utilizzazione quale contenitore culturale. Raggiungibile con un’amena passeggiata in mezzo al bosco e lungo un percorso che sfiora il monumento a Pietro Fortunato Calvi dello scultore Maraini e si snoda poi all’ombra di secolari faggi, offre al visitatore un suggestivo panorama sul lago sottostante, su Perarolo e la Valle del Piave.

Walter Musizza