Aldo De Vidal: sui sentieri della vita

MATTEO DA DEPPO

Aldo De Vidal: sui sentieri della vita.  Presentazione del catalogo della mostra

Martedì 10 agosto ore 18.00
Taulà dei Bos- Cibiana di Cadore

Una delle personalità più interessanti del secondo Novecento è il pittore cadorino Aldo De Vidal, artista capace di indagare e trasmettere l’ambiente della montagna, fatto di uomini e tradizioni, di lotte e di drammi, di natura e di sogni, contrastando sempre il pensiero della montagna mitizzata e sublime, consapevole che l’ambita cima è un elemento effimero e casuale, generato dalla creazione del lungo processo distruttivo.  Aldo, come molti montanari del suo tempo, raramente superava le quote superiori al limite dei boschi e delle praterie degli alpeggi, e in questo ambiente ha compreso che nulla c’è di eterno nella montagna, la vita è peritura come tutto ciò che è terrestre, e solo il tempo diversifica l’esistenza di un monte da quella di un essere vivente. Appare, in altre parole, che il montanaro abbia dimenticato il proprio ruolo e soprattutto abbia cancellato millenni di conoscenza diretta del territorio.  L’esperienza di vita e di arte di Aldo De Vidal offre una possibilità di riflessione sulla storia del Novecento.  Dalla nascita nel 1912 fino alla morte nel 2006, ha vissuto intensamente il suo tempo, acquisendo una sensibilità del tutto particolare e questa particolarità nell’estate 2021 è evidente all’interno di una mostra in tre sezioni con relativo catalogo.

Matteo Da Deppo, laureato in storia dell’arte all’Università di Padova é collaboratore nel progetto di catalogazione dei beni ecclesiastici della Curia di Belluno. Dal 2012 dirige i Musei della Magnifica Comunità di Cadore, per la quale coordina eventi culturali e realizza mostre. Svolge attività di ricerca mirata alla valorizzazione della storia e del patrimonio locale. Collabora con il mensile Il Cadore e con Tele Belluno per la promozione della conoscenza dell’arte locale.

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Carpaccio e la Scuola Dalmata

EVENTO SAVE VENICE

GABRIELE MATINO e VALENTINA PIOVAN

Carpaccio e la Scuola Dalmata

Lunedì 9 agosto ore 18.00
Magnifica Comunità di Cadore – Pieve di Cadore

Nel 1502 Vittore Carpaccio consegnò la Vocazione di San Matteo alla Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, una confraternita di devozione fondata dalla comunità dalmata residente a Venezia. Il recente restauro del dipinto, finanziato da Save Venice Inc. ed eseguito da Valentina Piovan, offre l’occasione di riesaminare la tela e riconsiderarne l’iconografia. Alla luce di nuovi dati documentari e visivi, Gabriele Matino dimostrerà nel suo intervento come Carpaccio dipinse l’esattore biblico Matteo nelle vesti di un banchiere veneziano e non, come spesso sostenuto dalla critica, in quelle di un usuraio ebreo. Inoltre, attraverso una rilettura ravvicinata della tela, verrà proposto come Carpaccio e i suoi committenti decisero di raffigurare il momento che precedette, piuttosto che quello che seguì, la scelta di Matteo di seguire la chiamata di Cristo.

Nel corso dell’incontro Valentina Piovan tratterà de Il restauro del ciclo dei teleri Vittore Carpaccio alla Scuola Dalmata: una metodologia di intervento tra ricerche, confronti, ipotesi e nuove scoperte.
Il contributo verterà sul restauro promosso da Save Venice Inc. che da settembre 2019 sta interessando le opere di Vittore Carpaccio realizzate per la Scuola Dalmata di Venezia tra il 1502 e il 1511.
L’intervento Si soffermerà sulla metodologia impiegata con l’obiettivo di conoscere la tecnica esecutiva e il procedimento di composizione di ciascuna opera. Si dimostrerà, riferendosi in  particolare alla Vocazione di San Matteo e alla Visione di Sant’Agostino, come il metodo di studio utilizzato basato sulla rilettura delle fonti storiografiche fino ai nostri giorni e sui dati delle indagini diagnostiche, fisiche e chimiche, condotte prima dell’intervento e approfondite durante il restauro ed il loro confronto con le ricerche sulla storia conservativa permettano ora, grazie all’attuale restauro, di guardare le opere anche alla luce degli interventi eseguiti nel tempo e di disporre di nuove ed inedite conoscenze sui materiali costitutivi e sul processo creativo. Saranno resi noti alcuni dettagli inediti che potranno avvalorare ipotesi o riferire nuove scoperte, utili per favorire un ulteriore studio storico artistico del ciclo.

Gabriele Matino si è laureato all’Università Ca’ Foscari (2008) e ha conseguito il Ph.D. in Art History alla University of Nottingham (2014). Ha insegnato alla University of Nottingham (2013-14) e alla University of York (2018-19), e ha partecipato a convegni nazionali e internazionali. Tra le borse di studio ricevute ci sono la 3-year European Union Research Scholarship (2009) e la Gladys Krieble Delmas Foundation Grant for Independent Research in Venice and the Veneto (2014). Come Curatorial Fellow di Save Venice ha curato la mostra Arte, fede e medicina nella Venezia di Tintoretto (2018-19), e sempre come borsista di Save Venice (Research Fellow) ha pubblicato assieme a Prof. Patricia Fortini Brown il volume Carpaccio a Venezia. Itinerari (2020). Più recentemente ha curato assieme a Dorit Raines gli atti di convegno Una chiesa al centro della città. San Polo tra devozione, arte e feste popolari (2021). Gabriele è co-curatore, assieme a Frederick Ilchman, Robert Echols e Andrea Bellieni, della mostra Venetia 1600. Nascite e Rinascite che aprirà al Palazzo Ducale di Venezia il 4 settembre 2021.

Valentina Piovan, restauratrice specializzata ICR e storica dell’arte specializzata presso Università degli Studi di Udine, collabora con Enti pubblici e Fondazioni private. Ha eseguito restauri su importanti opere e su diversi materiali. Tra i più rilevanti il restauro dei dipinti murali di Giotto e degli arredi lignei nella Cappella Scrovegni di Padova, della cui manutenzione annuale è responsabile operativa. Da poco ha ultimato il restauro della grande tela di G.B. Tiepolo, Santa Tecla, del Duomo di Este (PD), a forma concava, gli affreschi di Tomaso da Modena e delle tavolette lignee del Capitolo del Seminario Vescovile di Treviso. Attualmente è impegnata nel restauro del ciclo di Vittore Carpaccio della Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone a Venezia e del telero La cena di San Gregorio Magno di Paolo Veronese del Santuario di Monte Berico.

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Alle origini del "Rifabbrico": l'incendio del 1845 e la ricostruzione di Padola

VIVIANA FERRARIO

Alle origini del “Rifabbrico”: l’incendio del 1845 e la ricostruzione di Padola

Domenica 8 agosto ore 21.00
Museo della Cultura Alpina Ladina del Comelico – Sala della Regola di Padola di Comelico Superiore

Con il termine «Rifabbrico» si indica un processo di profonda trasformazione territoriale che ha interessato il Cadore e il Comelico nella seconda metà dell’Ottocento. Gli antichi villaggi, un tempo quasi del tutto in legno, vennero completamente ricostruiti in muratura, sulla base di nuovi piani urbanistici ispirati a principi di decoro urbano e igiene pubblica: l’antica tradizione costruttiva venne quasi del tutto cancellata. La forma urbana Cadore e del Comelico di oggi è in gran parte il risultato di quella ricostruzione.

Esaminando il caso dell’incendio di Padola, avvenuto il 22 ottobre 1845, da dove il Rifabbrico ha avuto inizio, la relatrice accompagnerà il pubblico in un viaggio nella storia e nella geografia di un Comelico lontano nel tempo ma ancora vicino e riconoscibile nello spazio.

Viviana Ferrario, dottore di ricerca (Iuav 2007), master europeo (EPFL 1998), è professore di Geografia del paesaggio presso l’Università Iuav di Venezia, Dipartimento di Culture del Progetto. Dal 2017 è membro del collegio docenti del Dottorato in Studi storici, geografici e antropologici, Università degli Studi di Padova, Università Ca Foscari. Ha tenuto corsi, lezioni e seminari in diverse università italiane ed europee.
Attiva da oltre dieci anni nel campo dei landscape studies, si occupa di trasformazioni del paesaggio legate all’urbanizzazione, all’evoluzione delle pratiche agricole, allo sviluppo delle energie rinnovabili, ai processi di patrimonializzazione (paesaggi rurali storici, edilizia rurale tradizionale). Ha dedicato particolare attenzione al territorio alpino e alla dispersione insediativa nella pianura padana. Su questi temi è stata relatore in numerosi convegni nazionali e internazionali e ha pubblicato più di 100 titoli tra articoli e saggi, in Italia e all’estero.
Ha maturato un’ampia esperienza nell’ideazione, coordinamento e partecipazione a progetti di ricerca nazionali e internazionali su bando, e progetti europei di cooperazione territoriale. Co-coordina il clusterlab Paesaggi culturali – CULTLAND dell’Università Iuav di Venezia, nell’ambito del quale è attualmente impegnata in diversi progetti di ricerca sul recupero dell’edilizia e del paesaggio rurale, sui nuovi paesaggi viticoli, sui processi di patrimonializzazione nelle Dolomiti. Ha coordinato l’unità di ricerca italiana del progetto internazionale di ricerca “Ressources paysagères et ressources énergétiques dans les montagnes sud-européennes. Histoire, comparaison, expérimentation ».
Consulente della Regione del Veneto nell’ambito del Piano territoriale Regionale di Coordinamento (Atlante degli ambiti di paesaggio, 2009; Documento per la pianificazione paesaggistica, 2013) e della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna (vestizione dei vincoli dell’ambito di paesaggio Arco Costiero, 2019-20).
Membro del Consiglio scientifico della Biblioteca Internazionale “La Vigna” di Vicenza.
Presidente della Fondazione Comelico Dolomiti – Centro Studi Transfrontaliero, fondazione di diritto privato in controllo pubblico, con scopi statutari di sviluppo locale e valorizzazione delle culture di minoranza (Fondatori: Regione del Veneto, Provincia di Belluno, Unione Montana Comelico).
Delegata del Rettore dell’Università Iuav di Venezia e membro dello Scientific Commitee della Alps-Adriatic Rectors’ Conference – AARC.
Rappresentante dell’Università Iuav di Venezia – Dipartimento di Culture del Progetto, presso l’Associazione Scientifica Rete Montagna – Alpine Network.
Rappresentante della Fondazione Univeneto nel Comitato Tecnico-Scientifico Regionale degli Ecomusei del Veneto.

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Giole Gusberti e Carlo Rossi - Concerto per violoncello e clavicembalo

Giole Gusberti e Carlo Rossi

Concerto per violoncello e clavicembalo

Musiche di Scarlatti, Marcello, Vivaldi, Mussat e Bach

Venerdì 6 agosto ore 21.00
Forte di Monte Ricco – Pieve di Cadore

Sonorità affascinanti con questi due strumenti che eseguiranno sonate del periodo barocco italiano, francese e tedesco, cominciando con la scuola napoletana di Scarlatti, la scuola veneziana con Marcello e Vivaldi per arrivare poi a Muffat in Francia e al grande tedesco J.S. Bach, utilizzando l’intonazione antica degli strumenti originali.

Gioele Gusberti
Cremonese, dopo il diploma con Enrico Contini presso il Conservatorio “A. Boito” di Parma ha studiato violoncello barocco & classico con Claudio Frigerio prima quindi ha concluso la laurea specialistica con Gaetano Nasillo presso il Conservatorio “G. Cantelli” di Novara e ha quindi frequentato i corsi di perfezionamento con Alain Gervreau, Mauro Valli, Alessandro Palmeri e con Stefano Vegetti. La sua intensa attività si articola principalmente in ambito cameristico collaborando con vari Ensemble fra i quali “Academia Montis Regalis”, “Milano Classica”, “Cenacolo Musicale”, “Stagione Armonica”, Concerto de’ Cavalieri, Auser Musici, Modo Antiquo ed Ensemble “Il Continuo” (del quale dal 2008 ne è anche direttore artistico).
Ha collaborato in veste di primo violoncello con vari direttori tra i quali T. Koopman, D. Gutknecht, A. De Marchi, E. Höbarth, L. Ghielmi, S. Balestracci, G. Capuano, F. M. Sardelli. Numerosi i Concerti, molti dei quali in veste solistica, in sedi e Festival di prestigio, oltre che tournée in Europa e Giappone; all’attività concertistica si affiancano premiate incisioni discografiche pubblicate per Discantica, Bongiovanni, Tactus, Velut Luna, Hyperion, Amadeus, Brilliant, Urania Records, Sony.
Tra i dischi a solo ha registrato per Tawa International, in prima esecuzione le dodici sonate del “Trattenimento Musicale” di D. Galli (disponibili su youtube); per L. C. Centaurus ha inciso “Eight Duetts for Two Violoncellos” di Giovanni Battista Cirri, XII Sonate per Violoncello e Basso Continuo di Giovanni Battista Somis e le Sonate di Silvio Domenico Passionei (tutte le incisioni sono world premiere recording).
L’interesse per il recupero della prassi esecutiva storica su strumenti originali, lo ha portato a pubblicare booklet per incisioni discografiche oltre che risultare coordinatore di pubblicazioni musicologiche e trascrizioni di musica inedita per vari ensemble nazionali ed europei.
Per Musedita ha curato la prima edizione moderna del Trattenimento Musicale sopra il Violoncello [1691] di Domenico Galli e delle Arie da Suonare col Violoncello e Spinetta ò Violone di Giulio Taglietti [1711] mentre per Diastema (che nel settembre 2014 lo ha inserito nel proprio comitato scientifico) ha curato la pubblicazione degli atti del convegno “Emanuele Muzio allievo prediletto di Verdi” e “Anegelo Frondoni il Verdi di Busseto” nonché la trascrizione dell’opera omnia di Bruno Pasut; sta curando l’edizione critica del trattato “Il violoncello. Il violoncellista ed i violoncellisti” di Luigi Forino e per il 2020 sarà edita una raccolta di tre componimenti per violoncello e orchestra (d’archi). Per Armelin-Padova ha editato (marzo 2016) un volume dal titolo “11 trascrizioni per Ensemble di Violoncelli a 3 & 4 parti” (con la presentazione di Giovanni Gnocchi) che ha ricevuto positive recensioni da parte della critica specializzata. Ha tenuto diversi seminari come relatore e collabora dal 2008 con la rivista specialistica Archi Magazine di Roma per la quale ha curato saggi, articoli, interviste e recensioni.
Per la sua attività di ricerca e promozione artistica ha ricevuto dal Comitato per l’European Enterprise Day [2015 e 2016] il riconoscimento per i Valori dell’Imprenditoria Artistica.
Da diversi anni svolge attività didattica sia per il violoncello che per la musica da camera presso diverse istituzioni musicali pubbliche e private ed è ideatore, insieme a Marcella Ghigi ed Alfredo Trebbi del Corso “Arcus Sapientes” volto ad una nuova metodologia dello studio dello strumento ad arco. All’interno di questo format oltre a corsi di violoncello e contrabbasso, affianca laboratori di consapevolezza corporea, presenza scenica, concetti base di liuteria, seminari storico-didattici.
Suona violoncelli del del M.° liutaio Christian Guidetti, Locarno ed un violoncello piccolo della collezione “Mario Maggi” di Cremona.

Carlo Steno Rossi
Continuista, concertatore, direttore. Ha conseguito il diploma di Pianoforte presso il Conservatorio “G. Tartini” di Trieste ed il diploma in Clavicembalo presso il Conservatorio “F. A. Bonporti” di Trento con il massimo dei voti. Successivamente, ha frequentato la Schola Cantorum di Basilea al fine di approfondire l’esecuzione con criteri filologici della musica antica e barocca, con particolare attenzione al repertorio per clavicembalo, organo e fortepiano. Tiene costantemente concerti sia come solista all’organo ed al clavicembalo che come continuista con diverse orchestre ed ensemble specializzate nell’esecuzione di musica antica e barocca su strumenti originali partecipando a Festival e Stagioni concertistiche nazioniali ed internazionali in Italia ed all’estero (Germania, Svizzera, Austria, Polonia). Costante è la collaborazione con l’ensemble La Stagione Armonica diretta da Sergio Balestracci con il quale suona anche in Duo. Ha partecipato in qualità di continuista alla realizzazione di prime esecuzioni in tempi moderni di varie opere ed oratori (Atenaide di A. Vivaldi – Radio Rai 3; Marc’antonio e Cleopatra di J.A. Hasse – Rai 5; L’Olimpiade di B. Galuppi – DVD Dynamic; Vespro della Beata Vergine di O. Tarditi – Radio Rai 3; La Passione di Gesù Cristo Oratorio per Soli, Coro e orchestra di F. Paër – CD CPO). All’attività concertistica affianca quella di trascrittore e revisore di partiture di opere, oratori e musica strumentale (L’Olimpiade di B. Galuppi ed Il Crociato in Egitto di G. Meyerbeer per la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia e La Cecchina di Niccolò Piccinni per la Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo (2011) ed il Teatro Comunale “Mario Del Monaco” di Treviso (2017). Ha realizzato anche l’edizione moderna di numerose partiture tra cui i componimenti drammatici Amor Prigioniero di Luca Antonio Predieri e di G. Bonno ed il Dialogo tra la Vera Disciplina ed il Genio di Antonio Caldara, che ha diretto in prima esecuzione nei tempi moderni con Venetia Antiqua Ensemble nell’ambito delle Stagioni di Musica Barocca organizzate da Venice Music Project (Chiesa di San Giovanni Evangelista a Venezia – 2015 e Chiesa Anglicana di San Giorgio a Venezia – 2017). Ha curato nel 2017, per conto de I solisti Veneti, l’edizione moderna del mottetto “Tuba, tympana cantate” di F. Bertoni eseguito nell’ambito del Veneto Festival 2017. Nel 2018, infine, ha realizzato la trascrizione moderna della “Missa Commemorationis” (1729) per Soli, Coro e orchestra di Antonio Caldara, che ha poi diretto nella Cattedrale di Cremona con l’ensemble “Il Continuo”. Ha registrato in varie occasioni concertistiche per Radio Rai 3 e Rai 5 e per le etichette discografiche CPO e Dynamic. In aprile 2018 è uscito per l’etichetta Deutsche Harmonia Mundi-SONY il CD Responsories for Holy Week di Alessandro Scarlatti (con la registrazione anche di vari brani solistici all’organo) con l’ensemble La Stagione Armonica diretto da Sergio Balestracci.
All’attività concertistica affianca quella di trascrittore e revisore di partiture di opere, oratori e musica strumentale tra le quali, ad esempio, L’Olimpiade di B. Galuppi (assieme al musicologo Franco Rossi), Il Crociato in Egitto di G. Meyerbeer (opera inaugurale della Stagione Lirica 2007) su incarico della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia e La Cecchina di Niccolò Piccinni su incarico della Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo. Nel 2015 ha realizzato l’edizione moderna dei componimenti drammatici Amor Prigioniero di Luca Antonio Predieri e di Giuseppe Bonno su libretto di Metastasio, che ha anche diretto in prima esecuzione assoluta presso la Chiesa di San Giovanni Evangelista a Venezia. E’ laureato in Economia e Commercio presso l’Università Cà Foscari di Venezia.

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Il punto su Cesare Vecellio nel quinto centenario della nascita

GIORGIO REOLON

Il punto su Cesare Vecellio nel quinto centenario della nascita: studi recenti e una nuova monografia

Giovedì 5 agosto ore 18.00
Magnifica Comunità di Cadore – Pieve di Cadore 

Tra i parenti di Tiziano che si cimentarono nella pittura, Cesare – cugino di secondo grado – è quello che ha ricevuto maggior attenzione critica e riscosso più fortuna e successo, grazie soprattutto alla pubblicazione del trattato illustrato sui costumi del mondo, Habiti antichi et moderni. Quest’anno ricorre il presunto quinto centenario della nascita: l’anno 1521 si ricava dall’atto di morte, datato 1601, in cui si afferma che il pittore morì a 80 anni.

In questi ultimi due decenni, dopo l’uscita della monografia realizzata dalla Provincia di Belluno e curata da Tiziana Conte nel 2001 in occasione del quarto centenario della morte, sono stati pubblicati numerosi studi che hanno contribuito a fare più luce su alcuni aspetti della sua attività, come il suo ruolo nella bottega tizianesca e la produzione grafica e incisoria.

Giorgio Reolon da oltre 10 anni sta approfondendo questa poliedrica figura di artista. Recentemente, con Flavio Vizzutti, ha scritto un denso saggio, in corso di pubblicazione nella rivista “Archivio storico di Belluno Feltre Cadore”, dal titolo “Aurei et honores”. Simboli, cerimoniale, costumi e arti applicate nella pittura di Cesare Vecellio, in cui emerge la variegata e ramificata cultura antiquario-umanistica dell’artista. Il Vecellio si dimostra attento, sul piano culturale e simbolico, al dettaglio vestimentario e di apparato, coerentemente con i significati e la destinazione dell’opera finalizzando lo studio del passato all’elaborazione di un originale presente. La puntualità nell’evidenziare tali specificità è innanzitutto alimentata dalle richieste della committenza aristocratica, nonché dal risultato di una ricerca storica e iconografica ampia e diversificata.

La conferenza vuole fare il punto sugli studi recenti di Cesare Vecellio, segnalando novità e spunti di riflessione e ricerca, e sarà l’occasione per presentare una nuova monografia sul pittore, a firma di Giorgio Reolon, pubblicata dalla casa editrice padovana “Il prato” nell’ambito della collana Le arti della Serenissima: i Grandi Minori della Repubblica Veneta. Questa nasce con l’intento di promuovere la conoscenza di artisti che hanno lavorato sul territorio della Serenissima dalla sua fondazione fino alla sua caduta, poco noti al grande pubblico. Tali autori sono spesso oggetto di studi specialistici che conoscono scarsa diffusione al di fuori dell’ambito scientifico. Le loro opere, tuttavia, sono importante testimonianza di una diffusa produzione artistica sul territorio che si pone sempre in dialogo con i grandi capolavori della storia dell’arte. I volumi di questa collana vogliono offrire uno strumento di conoscenza di questi artisti in un formato agile e tuttavia completo, agevole nella lettura e approfondito nei contenuti fondamentali, utile sia all’appassionato che allo studioso.

Giorgio Reolon, nato a Belluno, ha studiato all’Università Ca’ Foscari di Venezia laureandosi in Conservazione dei beni culturali e, nel 2010, in Storia delle arti e conservazione dei beni artistici discutendo una tesi su Cesare Vecellio con relatrice la prof.ssa Doretta Davanzo Poli. È docente di ruolo di Storia dell’arte presso il liceo classico di Vittorio Veneto. Come storico dell’arte studia in particolare la pittura veneta del Rinascimento ma i suoi scritti – pubblicati su riviste scientifiche, atti di convegno, volumi – spaziano dal Medioevo all’Ottocento. Fa parte del comitato scientifico del Museo diocesano di Feltre nonché della redazione della rivista “Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore”.

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La bottega del pittore a Venezia nel Rinascimento: un universo colorato da scoprire

STEFANIA MASON

La bottega del pittore a Venezia nel Rinascimento: un universo colorato da scoprire

Lunedì 2 agosto ore 18.00
Magnifica Comunità di Cadore  – Pieve di Cadore

Il mondo complesso di una bottega veneziana del Cinquecento, un microcosmo composto dal maestro (Tiziano, Tintoretto o il più giovane Palma) che ambisce sempre più a essere considerato artista e non artigiano, come emerge dagli autoritratti, ai giovani garzoni che si esercitano nella copia o macinano colori, ai fornitori di tele e di cornici, ai committenti che la visitano per ordinare quadri. Stefania Mason analizzerà la dotazione dello studio e l’organizzazione del lavoro con sullo sfondo, basilare, il commercio dei colori che contribuiscono a costruire la particolare alchimia della pittura veneziana.

Stefania Mason è stata professore ordinario di Storia dell’arte moderna e direttore della Scuola di specializzazione in Storia dell’arte all’Università di Udine.
Le sue ricerche si sono indirizzate soprattutto alla pittura e alla grafica veneta, tra Quattrocento e Seicento, dagli artisti forestieri a Venezia, allo studio sistematico di Palma il Giovane di cui ha pubblicato il catalogue raisonné e di cui ha esposto molti disegni al Museo Correr di Venezia (1990).
Si è dedicata anche alla pittura narrativa di Vittore Carpaccio, alla bottega di Jacopo Bassano, alle opere di Giorgione, Tiziano e Veronese nelle collezioni veneziane, alla pittura su pietra nera, a Tintoretto in occasione delle recenti mostre  di Colonia/Parigi e Venezia/Washington e  alla  pittura del Seicento a Venezia con la cura della mostra di Ajaccio nel 2018.
Ha ideato e diretto il progetto “Il collezionismo artistico a Venezia dalle origini al Settecento”, per la Fondazione Venezia, culminato nei tre volumi (2007, 2008, 2009) con gli esiti delle ricerche.Ha tenuto cicli di lezioni a Tokio e Kyoto, 1995; al Workshop  IT for Preservation and Dissemination of Cultural Heritage, a Hyderabad – Poone, 2005; nel 2006 ha tenuto il corso di dottorato presso l’Ecole Pratique des Hautes Etudes, Sorbonne, Parigi. Ha inoltre partecipato a numerosi convegni internazionali (Braunschweig, Parigi, Nantes, Bordeaux, Cambridge, Madrid, New York) oltre che presso università italiane.
Ha fatto parte dell’Advisory Committee del Getty Research Institute, di Los Angeles, ed è stata Chercheur invité all’Institut National d’Histoire de l’Art di Parigi nel 2011 per il programma RETIF (Répertoire des tableaux italiens des collections publiques françaises).Fa parte del comitato scientifico di « Arte Veneta », « ArtItalies », « Studi tizianeschi », ed è socia dell’Ateneo Veneto.
E’ presidente del Consiglio Scientifico della Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore.

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L'Annunciazione di Tiziano nella cappella Malchiostro del duomo di Treviso: storia e restauro

Evento Save Venice

MELISSA CONN, ENRICO MARIA DAL POZZOLO, STEFANA MASON E DON PAOLO BARBISAN

L’Annunciazione di Tiziano nella cappella Malchiostro del duomo di Treviso: storia e restauro

Sabato 31 luglio ore 18.00
Magnifica Comunità di Cadore  – Pieve di Cadore

Nel 1517 Tiziano Vecellio è a Treviso, chiamato a dipingere a fresco un Cristo risorto sulla facciata della Scuola del Santissimo Sacramento, adiacente al Battistero. Grazie a un recentissimo restauro la mano dell’artista è stata “risvelata” nella figura frammentaria che da secoli era illeggibile.

La committenza del dipinto spetta al canonico Broccardo Malchiostro, fedelissimo luogotenente e plenipotenziario in loco del vescovo Bernardo de’ Rossi, figure inserite nell’ambiente umanistico trevigiano e protagoniste di complessi rapporti con il potente Capitolo dei Canonici e la nobiltà locale. Nel 1519 il Malchiostro, ancora una volta a sue spese, portò a termine il rinnovamento rinascimentale dell’area presbiteriale e absidale del Duomo con la costruzione della cappella dell’Annunziata. L’anno seguente Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone (Pordenone, 1483 ca. – Ferrara, 1539) firma e data l’Adorazione dei Magi, una delle scene principali della decorazione pittorica ad affresco della cappella incentrata sul tema mariano. In quello stesso torno d’anni Tiziano completa questo prezioso scrigno d’arte con la pala dell’Annunciazione per l’altare attribuito a Lorenzo Bregno (Osteno, 1475/1485 circa – Venezia, 1523).

Il restauro della tavola tizianesca attualmente in corso, promosso da Save Venice, oltre a mettere in luce le vicende conservative dell’opera sta svelando delle importanti novità, per molti versi inedite, che collocano l’Annunciazione trevigiana, non sempre portata in primo piano dalla critica, tra i capolavori. dell’artista cadorino.

Don Paolo Barbisan ha conseguito la Laurea in Conservazione dei beni Culturali presso l’Università degli Studi di Udine con la tesi: “La quadreria degli Azzoni Avogadro di Sant’Andrea nel collezionismo trevigiano del XVII secolo” (relatrice: prof.ssa Stefania Mason), nell’Anno Accademico 2001-2002 e il Baccalaureato in Teologia presso l’Istituto Teologico interdiocesano di Treviso e di Vittorio Veneto nel 2007 con la tesi: “Chiesa e architettura: espressioni di Ecclesìa nell’architettura del Dopo Concilio” nell’Anno Accademico 2006-2007.
Incarichi
Oltre a svolgere l’attività pastorale, dal 2014 è docente incaricato di Storia dell’Arte Sacra e Tutela dei Beni Culturali Ecclesiastici presso lo Studio teologico di Treviso-Vittorio Veneto affiliato alla Facoltà Teologica del Triveneto; Dal 2017 insegna Storia dell’Arte e del Cristianesimo presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose del Veneto Orientale “Giovanni Paolo I”, affiliato alla Facoltà Teologica del Triveneto.
E’ direttore dell’Ufficio Arte Sacra e Beni Culturali della Diocesi di Treviso dal 2016, nonché incaricato Triveneto per i Beni Culturali e membro della Consulta presso L’Ufficio Nazionale dei Beni Culturali e dell’Edilizia di Culto della CEI (dal 2020).
Ha redatto pubblicazioni e collaborato all’esposizione Fili d’oro e dipinti di seta. Velluti e ricami tra Gotico e Rinascimento, Trento, Castello del Buonconsiglio (2019) ed alla realizzazione, della mostra “Treviso cristiana. Duemila anni di fede” (Museo Diocesano e le Canoniche Nuove del Duomo di Treviso, 2000).

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Tiziano e «il mestiere delle armi»

MARSEL GROSSO

 Tiziano e «il mestiere delle armi»

Venerdì 30 luglio ore 18.00
Sala polifunzionale – Valle di Cadore

Il perduto «quadro della battaglia» (Dolce 1557), realizzato da Tiziano per la Sala del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale e noto attraverso stampe e la copia conservata nelle Gallerie degli Uffizi, giunge a conclusione di un decennio importantissimo per il maestro, non solo dal punto di vista della sua evoluzione stilistica, ma anche della committenza. La lunga gestazione del telero, conclusasi nel 1538, si incrocia, infatti, con l’affermazione di Tiziano nell’ambito delle corti dell’Italia centrale e con la nomina a conte palatino conferitagli da Carlo V nel 1533.

L’impegno nel campo della ritrattistica è in questo momento straordinario, con un accento particolare sull’elaborazione di un nuovo modello di ritratto di stato, o State Portrait – come è stato indicato nella letteratura anglosassone –, in cui la rappresentazione del potere si somma a una capacità non comune di restituire la psicologia dell’effigiato e il prestigio del rango, uniti a una straordinaria fedeltà fisiognomica. Il celebre passo tratto dalla biografia Giuntina (1568) di Giorgio Vasari dedicata al Vecellio rende bene l’idea delle proporzioni immense del tema e di come debba necessariamente essere affrontato con uno sguardo di apertura al contesto politico e culturale internazionale: «Non è stato quasi alcun signore di gran nome, né principe, né gran donna, che non sia stata ritratta da Tiziano». Grazie a Tiziano, l’arte del ritratto divenne un segno di distinzione sociale, parte essenziale della comune cultura occidentale, succedendo ad altre forze spirituali in via di scomparire; gli stessi storici non potranno fare a meno di riferirsi alle trame tessute dai protagonisti di questa epoca, papi, imperatori e condottieri, senza poter fare a meno di citare le interpretazioni datene dal Vecellio nei suoi dipinti.

L’incontro di Valle di Cadore sarà l’occasione per analizzare alcuni esempi di notevole importanza per lo sviluppo del ritratto ufficiale in armatura tra il quarto e il quinto decennio del Cinquecento, una tipologia connessa con l’idea stessa della rinascita del Sacro Romano Impero incarnata da Carlo V all’indomani dell’incoronazione imperiale, avvenuta a Bologna nel febbraio del 1530. Il perduto ritratto dell’imperatore in armatura, realizzato da Tiziano per celebrare questo evento, rappresentò immediatamente un modello di riferimento per tutti quei capitani e professionisti dell’arte della guerra che, attraverso la propria immagine, vollero tramandare ai posteri gli stessi ideali cavallereschi: dal futuro governatore di Milano, il marchese del Vasto Alfonso d’Avalos, al duca d’Urbino Francesco Maria I Della Rovere. Lo stupendo ritratto del duca (1536-1538, Firenze, Gallerie degli Uffizi), oltre ad essere uno dei vertici della ritrattistica tizianesca, rappresenta anche l’opera più vicina a quell’esercizio di ricostruzione all’antica che furono la serie dei ritratti dei Dodici Cesari, richiesti al maestro nel 1536 dal duca di Mantova Federico II Gonzaga per il suo Camerino dei Cesari, e la stessa Battaglia di Cadore per la Sala del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale.

Marsel Grosso
Si laurea in DAMS nel 2002 presso l’Università degli Studi della Calabria, e consegue il titolo di Dottore di ricerca in Storia dell’arte presso l’Università degli Studi di Udine nel 2008. Ottiene quindi una serie di assegni di ricerca presso l’Università degli Studi di Padova, per lo svolgimento del progetto strategico EVERE – European and Venetian Renaissance (2015 e 2017), e un progetto di ricerca biennale dedicato a Francesco Sansovino e le arti figurative (2018-2019). Nel 2018 consegue l’abilitazione a ruolo di professore universitario di seconda fascia in Storia dell’arte, e attualmente è Ricercatore presso l’Università degli Studi di Padova. Ha partecipato come relatore e curatore a numerosi convegni nazionali e internazionali, e ha contribuito con la stesura di schede alla realizzazione dei cataloghi di diverse mostre. Insieme ad Helmut Friedel e Giovanni Iovene ha curato la mostra Tiziano/Gerhard Richter. Il Cielo sulla Terra, tenutasi a Palazzo Te tra il 2018 e il 2019. Si è occupato principalmente di pittura veneta del Cinquecento e in particolare di Tiziano di cui ha ricostruito la fortuna critica nell’Italia meridionale, un episodio trascurato dagli studi attorno al quale ha ricostruito un contesto di scambi tra letterati e uomini di scienza, tra Cosenza, Napoli, Padova e Milano, non perdendo di vista la specificità della ricerca stilistica dell’artista e il problema della verifica sulle fonti coeve. La lettura intrecciata di documenti figurativi, voci letterarie e problemi cronologici che il tema impone, gli ha permesso di mettere in luce nuovi episodi che riguardano i rapporti del maestro con la committenza filoimperiale a Sud e a Nord dell’Italia spagnola. Spostando l’analisi a privilegiare il versante letterario, al di là dei protagonisti dichiarati quali Pietro Aretino e la complessa vicenda dei suoi ritratti, nuova luce hanno ricevuto la produzione tarda del Vecellio a carattere allegorico per Filippo II e il profilo di Nicolò Franco. Si è occupato, inoltre, del rapporto di Vasari con la cultura figurativa veneziana, di Battista Franco e di Tintoretto nel passaggio tra quarto e sesto decennio del Cinquecento, in cui si compie anche l’incontro del pittore con la letteratura contemporanea (Aretino, Pino, Calmo, Doni, Sansovino).

Tra le sue pubblicazioni: Per la fama di Tiziano nella cultura artistica dell’Italia spagnola. Da Milano al viceregno, Udine, Forum, 2010), e insieme a Gianmario Guidarelli, Tintoretto e l’architettura, Venezia, Marsilio, 2018.

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Consegna Premio in memoria di Gemma Donata Nicolosi Dal Pozzolo

Consegna Premio annuale intitolato alla memoria di Gemma Donata Nicolosi Dal Pozzolo

Giovedì 29 luglio ore 18.00
Magnifica Comunità di Cadore – Pieve di Cadore

La Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore ha promosso lo scorso giugno un premio annuale intitolato alla memoria di Gemma Donata Nicolosi Dal Pozzolo.

Il bando era rivolto ai giovani studiosi italiani e stranieri (di età non superiore ai 35 anni compiuti) e chiedeva un saggio inedito su Tiziano, in italiano e inglese, relativo ad aspetti legati alla biografia, alla produzione, alla committenza, al collezionismo, alla ricezione critica, al restauro e alla diagnostica, ammettendo pure contributi relativi alla famiglia Vecellio, alla bottega, alla stretta cerchia, alle derivazioni, alle copie e alle falsificazioni.

I dieci saggi pervenuti al Centro Studi sono stati valutati dal Consiglio Scientifico della Fondazione Tiziano e Cadore (costituito da Stefania Mason, presidente, Bernard Aikema, Enrico Maria Dal Pozzolo, Miguel Falomir, Sylvia Ferino-Pagden, Augusto Gentili, Frederick Ilchman) ed il primo luglio è stata data la comunicazione alla vincitrice, Ilenia Pittui, con il saggio intitolato TIZIANO. Ritratti d’Islam, e resa pubblica nel sito della Fondazione.

Nell’ambito della rassegna giovani dell’Estate tizianesca, Maria Giovanna Coletti, Presidente della Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore e Stefania Mason, Presidente del Consiglio Scientifico, consegneranno il premio alla vincitrice che, oltre al premio in denaro, potrà contare nella pubblicazione del suo scritto nella rivista Studi tizianeschi.

Gemma Donata Nicolosi Dal Pozzolo è nata a Gorizia il 10 agosto del 1940. Appassionata d’arte, si è formata all’Università Internazionale dell’Arte di Venezia, specializzandosi in restauro di dipinti antichi, sotto la guida del prof. Clauco Benito Tiozzo. Per anni ha lavorato come restauratrice per collezionisti privati, ma si è soprattutto dedicata alla sua famiglia, con cui ha condiviso l’amore per la pittura, la natura, gli animali e la verità. È scomparsa a Padova l’8 gennaio del 2021.

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Tiziano e i suoi: costruzione di una mostra

ENRICO MARIA DAL POZZOLO

Tiziano e i suoi: costruzione di una mostra (Belluno dicembre 2021 – aprile 2022): Parte II 

Martedì 27 luglio ore 18.00
Sala Cultura Don Pietro AlveràCortina d’Ampezzo

A metà dicembre aprirà a Belluno, in Palazzo Bembo, una grande mostra dal titolo Tiziano e i suoi, a cura di Enrico Maria Dal Pozzolo. Organizzata dal Comune di Belluno, si avvale del supporto di un Comitato scientifico internazionale di altissimo livello e si collega a una serie di iniziative di ricerca svolte negli ultimi anni dalla Fondazione Tiziano e Cadore. Nella conferenza a Cortina il curatore entrerà più concretamente nel tema di come si costruisce un evento di questo genere, che nasce per illustrare al grande pubblico le invenzioni del Vecellio e la loro ricezione, ma che nel contempo è pure occasione di verifica e ricerca storica, con la presentazione di numerose novità e di opere mai fino ad ora mai esposte in Italia e nel mondo.

Enrico Maria Dal Pozzolo
Nato a Padova nel 1963, è professore associato, idoneato, di Storia dell’Arte Moderna, lavora dal 1999 all’Università di Verona. É specializzato in pittura veneta del Rinascimento e del Barocco. Ha al suo attivo più di quattrocento pubblicazioni scientifiche, tra volumi monografici (su artisti quali Lorenzo Lotto, Giovanni Bonconsiglio, Giorgione, Simone Peterzano, El Greco – ma anche su temi iconografici, di storia del mercato artistico e della falsificazione), articoli e saggi, curatela di convegni internazionali e di cataloghi di mostre, schede e recensioni. Ha curato mostre scientifiche a Venezia (Palazzo Ducale, Museo Correr), Roma (Palazzo Venezia, Castel Sant’Angelo), Madrid (Prado) e Londra (National Gallery of Art). All’attività di ricerca accademica, accompagna anche un aspetto di divulgazione, con conferenze e lezioni, due film-documentari (su Giorgione e Lorenzo Lotto), partecipazione a inchieste televisive (BBC1) e radiofoniche, e articoli su riviste e quotidiani (collabora alla pagina culturale de “La Repubblica”).

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